Trentamila abitanti di Benevento sono costretti a cucinare e lavarsi con l’acqua dei pozzi contaminati che Mastella si ostina a tenere aperti
Comunicato stampa del 24 novembre 2023
Un anno fa, a novembre 2022, nell’acqua servita ai rioni Ferrovia, Libertà, e Centro Storico fu accertata l’alta concentrazione di tetracloroetilene, i pozzi di Pezzapiana furono chiusi per alcune ore ma nuovi esami stabilirono che il pericoloso inquinante era improvvisamente sparito.
Il sindaco Mastella polemizzò con ARPAC e ASL perché la Gesesa con i propri esami non aveva trovato i picchi di tetracloroetilene.
Che cosa era successo?
Erano sbagliati gli esami dei laboratori pubblici oppure c’era stato davvero un improvviso sversamento del pericoloso inquinante nella falda?
La presenza di tetracloretilene nei pozzi di Pezzapiana e Campo Mazzoni è stata denunciata pubblicamente da Altra Benevento alla fine del 2018, Mastella negò ed annunciò la solita querela per “procurato allarme”. Invece Gesesa e il Comune dal Comune di Benevento sapevano bene che la falda era contaminata, ma non lo avevano mai comunicato ai cittadini.
Dalla fine del 2018, cioè da cinque anni, il problema non è stato risolto. Comune e Gesesa ritengono che la presenza di tetracloroetilene oltre la soglia di contaminazione (1,1 microgrammi per litro) non sia pericolosa purchè rientri nella soglia di potabilità (10 microgrammi/litro), ma alcuni pozzi privati, anche quello di una industria alimentare, sono stati chiusi più volte perché la concentrazione dell’inquinante aveva superato la soglia di contaminazione, anche senza superare quella di potabilità.
I pozzi pubblici invece sono sempre rimasti aperti, come a dire: l’industria alimentare non può fare la pasta e i dolci con l’acqua contaminata ed invece i cittadini la possono usare a casa per cucinare senza problemi.
Altra Benevento ha continuato a sostenere che i pozzi contaminati, anche pubblici, non possono essere utilizzati per fornire acqua alla popolazione e che il tetracloroetilene assunto stabilmente per molti anni, può creare problemi alla salute anche a dosi che rientrano nei limiti di potabilità.
A marzo 2021 Gesesa fu costretta a chiudere il pozzo di Campo Mazzoni perché furono accertati 47,5 microgrammi/litro di tetracloroetilene, cioè più di 40 volte oltre la soglia di contaminazione e quasi cinque volte quella di potabilità.
L’episodio dimostrò che sono sempre possibili pericolosi picchi inquinanti perché al tetracloroetilene “storico” cioè quello finito nella falda molti anni fa e ancora presente nella falda, perché poco solubile, si aggiungono, ogni tanto, altri sversamenti.
Per questo sono indispensabili ulteriori controlli specifici della falda, come quelli previsti dal Piano di Caratterizzazione approvato dalla Regione Campania a luglio 2020 che il Comune di Benevento avrebbe dovuto eseguire entro sei mesi.
Invece, dopo tre anni e mezzo ancora non sono stati completati e l’acqua dei pozzi di Pezzapiana non è stata sostituita con quella dei pozzi di Solopaca, come annunciato da Mastella un anno fa, nella conferenza stampa della famosa “bevuta” davanti ai giornalisti tra gli applausi di assessori e consiglieri gaudenti.
Neppure si conoscono i risultati dello studio affidato dal Comune all’Università del Sannio per incomprensibili accertamenti sulla falda, per il costo di € 10.000.
Invece sono stati pubblicati, recentemente, i risultati degli esami effettuati dalla Gesesa ai due pozzi di Pezzapiana il 14 novembre scorso.
La concentrazione di Tetracloroetilene è salita a 1,90 microgrammi/litro e rimane oltre la soglia di contaminazione nonostante la miscelazione con acqua del Biferno.
Ma nessuno commenta.
Gabriele Corona, movimento “Altra Benevento è possibile”