Il vice presidente della Provincia, Nino Lombardi, si attribuisce i meriti della maggiore fornitura ma non le responsabilità del disastro
Comunicato stampa del 30 giugno 2022
Da sabato scorso, 25 giugno, è aumentato il deflusso dalla Diga di Campolattaro al fiume Tammaro che era rimasto quasi in secca, con conseguente moria di pesci e gravi danni all’ecosistema fluviale. (confronta foto del deflusso del 13 giugno)
La decisione è stata assunta da ASEA la società controllata dalla Provincia che ha in gestione la diga, ma nessun comunicato ufficiale è stato emesso per informare i cittadini sulle ragioni del rivolo di acqua fornito al fiume fino a sabato scorso, nonostante la diga fosse quasi al colmo della sua capienza, cioè a 100 milioni di metri cubi.
L’unico documento fornito alla stampa è quello redatto dall’ing. Vincenzo Rosiello, responsabile tecnico della Diga il quale ha confermato il deflusso di appena 0,66 metri cubi/secondo, che egli ha considerato valido come “deflusso minimo vitale” nonostante fosse evidente lo stato di grave sofferenza del fiume.
La relazione di Rosiello non ha convinto nessuno ed è cresciuta la indignazione dei cittadini da Campolattaro a Benevento nonostante il silenzio dei sindaci, dei consiglieri di maggioranza e di opposizione dei comuni attraversati dal fiume, del WWF che gestisce l’Oasi e gran parte della stampa, soprattutto TV7, Ottopagine e Il Mattino che non hanno pubblicato i comunicati e le foto-denunce di Altra Benevento.
Da sabato sera il deflusso di acqua dall’invaso è arrivato a circa 2 metri cubi, ancora al di sotto di quello che nel 2017 fu fornito al fiume su richiesta dell’allora presidente Claudio Ricci ma l’attuale vice presidente della Provincia, Nino Lombardi, al quale piace molto parlare di sviluppo, non ha emesso comunicati sul disastro del Tammaro lasciato senz’acqua.
Poi, lunedì scorso, dopo 48 ore dall’aumento del deflusso, Lombardi incalzato dal giornalista di LabTv si è limitato a dichiarare, in stile politichese, di essersi attivato ma la responsabilità rimane di ASEA che ha in gestione la diga.
Meraviglia che il Consiglio di amministrazione di quella società, composto da politici di grande esperienza (Giovanni Mastrocinque, sindaco di Foglianise; Armando Rocco, sindaco di Calvi; Rita Angrisani, ex sindaco di Apollosa) non abbia ancora emesso comunicati ufficiali o firmato atti per dare spiegazioni.
Tra poco si insedierà il Commissario del Governo per i lavori alla Diga da 500 milioni di euro e allora sicuramente capiremo meglio perché il Tammaro è stato tenuto in secca.
Gabriele Corona, movimento politico “Altra Benevento è possibile”
Alzare la voce serve. Ma oramai aprire le saracinesche è tardi per salvare la fauna del fiume. Bravo anzi bravi a tutta la redazione.