Tassa Rifiuti, i contribuenti di Benevento pagano in media il 12% in più di quanto dovuto

La TARI deve essere pari al costo del servizio rifiuti, invece il Comune incassa due milioni in più. Lo segnala Pompeo Nuzzolo, ex Segretario Generale a Modena

22 maggio 2023

Pompeo Nuzzolo, beneventano, è stato Segretario Generale in diversi comuni d’Italia, in ultimo a Modena, ed è grande conoscitore della finanza locale.

Con altri precedenti articoli ha già segnalato che la Tassa Rifiuti a Benevento supera il costo del servizio e quindi i contribuenti pagano più del dovuto.

Lo stesso è previsto anche per l’anno 2023, come risulta dagli atti che proprio stamattina il Consiglio Comunale dovrebbe approvare. Infatti il costo del servizio dichiarato ammonta a 16.050.047,24 euro ma l’ammontare della TARI è di € 18.030.046.24.

Ovviamente fioccheranno gli inevitabili ricorsi dei cittadini.

Ecco il testo dell’articolo che Nuzzolo ha inviato ad Altra Benevento.

Il piano tariffario della Tari per l’anno 2023, a causa della nuova delibera Arera, svela il mistero del supplemento di tassazione non dovuta per un costo inesistente e non rientrante fra quelli inseriti da anni per il recupero della perdita finanziaria, causata dalle riduzioni previste dalla legge e spalmate fra i contribuenti che non hanno diritto ad alcuna riduzione.

In pratica, chi non ha diritto a riduzioni versa un po’ di più di Tari per coloro che hanno diritto a “qualche riduzione”. Il comune incassa per intero la previsione fiscale e, quindi, non ha alcuna perdita fiscale.

Al fine di evitare confusione o dubbi è opportuno chiarire che le riduzioni possono essere di due tipi, le prime sono quelle previste dalla legge e sono coperte dal principio di solidarietà che dispone che chi non ha diritto versa un poco di tassa in più, mentre le seconde, quelle predisposte dal comune trovano la loro copertura in risorse messe a disposizione da fondi propri del comune.

Per esempio, se il comune volesse favorire i campi da golf con agevolazioni sulla Tari, le risorse non verrebbero spalmate, ma messe a disposizione dal Comune con entrate proprie di provenienza dalle imposte. Sia nell’uno, che nell’altro caso non esistono perdite finanziarie.

Il piano finanziario 2023, che sarà sottoposto al consiglio comunale, quantifica una spesa di 16.050.047,24 euro pari alla somma approvata dall’Ato per il 2022.

Infatti, la norma prevede che, solo in casi del tutto straordinari si potrebbe rivedere il piano dei costi asseverato per il 2022. Il costo, quindi, rimane inalterato sicché, essendo stato approvato dall’Ato, è confermato il principio che l’importo asseverato contiene tutti i costi, comprese le riduzioni, secondo il principio sopra esposto.

La grande novità del piano presentato al Consiglio è nel fatto che si ha un solo totale e non due come nel passato.

La tariffa complessiva è confermata in 16.050.047,24 euro e lo stesso importo è confermato dal concessionario della riscossione, come si evince dal verbale del collegio dei revisori n 130/2023 e, quindi, confermata anche da quest’ultimo organo di controllo.

Nella relazione, tuttavia, contrariamente alla normativa sulla Tari, è scritto a pag. 4 che ‘Il principio generale che regola le riduzioni è quello di recuperare la minore entrata proveniente dalla riduzione applicata, a carico degli altri contribuenti.’

La dizione è molto ambigua e comunque conferma che le riduzioni sono spalmate sugli altri contribuenti che sono privi di agevolazioni.

L’ambiguità della dizione produce il seguente risultato: la cifra di sedici milioni è la massima possibile da prelevare ai contribuenti ed è comprensiva di tutti i costi incluse le agevolazioni.

A questo punto bisogna fare un calcolo, cioè addizionare la tassa riguardante il gettito relativo ai rifiuti domestici (3.966.419,85 + 5.475.780,69) con quella riguardante i rifiuti non domestici (3.634.305,01+ 4.953.542,59) e si ha un prelievo di € 18.030.046.24, la famosa aggiunta sulla tassa sui rifiuti, che, ovviamente, è come tutti gli anni precedenti.

Le aliquote sono tarate su 18 milioni e non su 16. Questa è l’invenzione.

Ovviamente, come tutti gli anni, avverrà ciò che è sempre accaduto. Il dirigente prende atto dell’elenco tributi Tari per l’anno in corso, trasmesso dal concessionario per un importo di 16 milioni, “come da allegato prospetto”, distinguendo la parte del Comune da quella che spetta alla Provincia.

La differenza, di quasi due milioni (per la precisione € 1.980.000,90), verrà accertata con liste di carico che i revisori hanno definito, con un neologismo, “residuo di competenza” ed allocati in un capitolo diverso per finanziare la spesa corrente.

Inoltre, bisognerà chiedersi come sarà calcolata la percentuale di evasori, sui 16 milioni, di cui all’elenco, o sui 18 milioni oppure, come terza ipotesi, su una proporzione dei versamenti che entreranno nella risorsa entrata della Tari e quelli versati in una risorsa diversa.

Le informazioni trasmesse agli organi preposti a quale cifra fanno riferimento ?

In conclusione, l’importo approvato dall’ATO è pari all’88% di quello che si ricava dalle tabelle del piano tariffario 2023, e quindi vi sarebbero i margini per una riduzione globale della tassa”.



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